Un eventuale no all’estradizione dal Brasile in Italia di Cesare Battisti “non sarà senza conseguenze”. Lo annuncia in un’intervista al Corriere della Sera il ministro della Difesa, l’ex neofascista Ignazio La Russa, commentando le anticipazioni sulla decisione che il capo di Stato brasiliano prenderà al massimo entro domani. Un no del presidente uscente Lula, sottolinea La Russa, sarebbe “una grande ferita nei rapporti bilaterali”, ma anche “un atto di grande mancanza di coraggio, perché lui se ne va, ma il Brasile resta”. Il ministro lancia poi l’ipotesi boicottaggio. Se da un lato, per La Russa, è ormai tardi per non firmare l’accordo di cooperazione militare con il Brasile, in votazione l’11 gennaio prossimo, dall’altro è possibile bloccare invece altre intese di collaborazione, come ad esempio quella relativa al progetto del bombardiere Amx. “Sconsiglierei a chiunque di andare in un Paese dove gli assassini sono lasciati in libertà. E molti non comprerebbero più i loro prodotti” ha detto ancora il ministro della Difesa. Nessuno ha chiesto però a La Russa come si potrebbe applicare la teoria del boicottaggio nel caso di importanti partite economiche fra Brasile e Italia, come quella relativa, ancora una volta, alla Fiat. Il Lingotto ha nel Brasile uno dei suoi principali mercati, il maggiore dopo quello italiano. Solo ieri la casa torinese ha posato la prima pietra di un nuovo stabilimento nello Stato brasiliano del Pernambuco. E solo ieri Marchionne, in un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore, ha elogiato il governo brasiliano e gli sforzi fatti dall’amministrazione Lula “per trasformare in profondità il Brasile dal punto di vista economico e per aumentare il benessere sociale della popolazione brasiliana”, confermando l’intenzione del Lingotto di continuare ad investire nel Paese sudamericano. A sottolineare l’ipocrisia del governo italiano arriva anche un’intervista fatta dal Riformista al senatore brasiliano Eduardo Suplicy, membro del Pt, il partito del presidente uscente Lula e di Dilma Roussef, che subentrerà a Lula a partire dal primo gennaio 2011. Suplicy, che ha seguito da vicino il caso, sottolinea che “ci sono numerose argomentazioni a sostegno del rifugio di Battisti”, ma soprattutto che “Berlusconi ha già garantito al presidente brasiliano che rispetterà la sua decisione”. “Il premier italiano -precisa il senatore- ha detto a Lula che, qualunque sia la decisione brasiliana, non monterà una polemica sul caso”. Peraltro, aggiunge Suplicy, “la decisione di non consegnare Battisti è coerente con la Costituzione brasiliana, che non prevede l’ergastolo”, ovvero la pena a cui è stato condannato in Italia Battisti, ex militante dei Proletari armati per il comunismo, ritenuto colpevole dell’omicidio di 4 persone negli anni Settanta. Immediata e scontata la smentita di palazzo Chigi alle affermazioni di Suplicy.Ai nostri micofoni dal Brasile Antonio Vermigli, gionalista del Il dialogo
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CASO BATTISTI: LA RUSSA MINACCIA IL BRASILE
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